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lunedì 18 maggio 2020

Alcune riflessioni sulla fase attuale


Alcune riflessioni sulla fase attuale:

Mesi di confinamento forzato, spacciato per senso di responsabilità personale della popolazione, hanno facilitato la legittimazione di un vero e proprio stato di polizia. Intendiamoci, non che prima della così detta “emergenza COVID 19” la borghesia non avesse già instaurato la militarizzazione di interi quartieri  e l’utilizzo delle misure preventive per quei compagni che lottano per sovvertire lo stato di cose presenti o, semplicemente, che si oppongono ai dettami della borghesia e dei suoi sgherri.

La novità consiste nella trasformazione di buona parte della popolazione in fase di “emergenza virus” in sbirri di se stessi che, in moltissimi casi, praticano la delazione a cielo aperto, a viso scoperto, lasciando libere le pulsioni più reazionarie che serpeggiano in seno al popolo e che vengono incoraggiate e sospinte dal nemico di classe . Sono vietati gli assembramenti e le manifestazioni di piazza mentre i lavoratori, sui pullman, i tram e tutti i mezzi di trasporto che li portano al lavoro, possono benissimo accalcarsi e stiparsi come sardine in nome della produttività e del profitto delle aziende.

In questo contesto i gruppi ed i movimenti del così detto antagonismo, sembra siano quasi tutti orientati ad agire rispettando le condizioni imposte dallo Stato e legittimate dalla situazione di emergenza. Infatti, molti di questi gruppi, non comprendendo l’opportunità rivoluzionaria che ci fornisce la situazione emergenziale e tutto ciò che ne concerne, compresa la crisi economica, si adoperano (lodevolmente, intendiamoci) per sostenere gli ultimi e le persone più fragili, facendo raccolte alimentari e distribuzioni di cibo a chi ne ha bisogno. Alcuni raccolgono firme e danno vita a petizioni supplicanti da rivolgere al governo o al capo dello Stato, altri ancora che sulla carta si definiscono rivoluzionari consigliano ai compagni di rispettare  tutte le norme di sicurezza indicate dal governo e dai professoroni alla Burioni o addirittura, rimandano al sito del Ministero della salute per ottenere informazioni più specifiche, per poi gridare alla persecuzione quando vengono multati, durante qualche loro iniziativa pubblica,  malgrado l’utilizzo di mascherine e di distanze di sicurezza.

Questo stato di emergenza che ha accelerato la crisi del sistema capitalistico ormai marcio e in dissoluzione, porta con se un opportunità rivoluzionaria che dobbiamo analizzare cogliendone gli aspetti maggiormente favorevoli alla lotta di classe per agire di conseguenza. Questa analisi non può essere fatta utilizzando la concezione del mondo del nemico di classe, le sue regole, le sue leggi ed i suoi ordinamenti ma deve passare attraverso lo “scanner”rivoluzionario dei rapporti di produzione e della contraddizione capitale lavoro. Insomma, quest’analisi, inserita in una più generale prospettiva rivoluzionaria, dovrebbe sortire in un progetto d’azione nel quale le regole del gioco le deciderà il proletariato in lotta (e non il suo nemico di classe) sulle condizioni favorevoli individuate.

Quindi, bene le brigate di solidarietà per aiutare il proletariato in difficoltà, ma esse dovrebbero essere collegate alla più generale prospettiva rivoluzionaria autonoma e non condizionata dalle regole imposte dal nemico di classe. Questa osservazione riguarda anche e soprattutto il mondo del lavoro ed in particolare l’azione dei sindacati di base che, in questa fase, stanno tentando un percorso unitario malgrado le differenze ideologiche che li caratterizzano ma che, purtroppo, non sta andando oltre all'enunciazione di rivendicazioni e richieste rivolte al governo. Alcuni di essi, come ad esempio il Si Cobas, agiscono direttamente sul campo malgrado le restrizioni del governo e per questo subiscono la repressione e gli sgomberi da parte di carabinieri e polizia, ma non agiscono per promuovere l’autorganizzazione degli operai al di fuori degli schemi e delle regole borghesi. Ognuno di questi sindacati da l’impressione, però, di voler puntare maggiormente sulla crescita della propria organizzazione (non comprendendo l’opportunità del momento) piuttosto che sullo sviluppo della coscienza operaia e dell’autonomia di classe.

Mi auguro che questa breve riflessione possa essere utile al dibattito e all’analisi della fase in corso. Saluti comunisti.

VF membro di Proletari torinesi per il soccorso rosso internazionale


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