Roma 18 Giugno, seminario nazionale promosso dalla Rete dei Comunisti
Dalle ore 10.00 alle 17.00 - Via Galilei 53
Dal
“Corriere della Sera” del 9 Marzo 2008 uno scritto, del 2004, del filosofo
francese non certo marxista Jacques Derrida:Avrei voluto proporre
un argomento analogo a quello del CHE FARE? di Lenin, scritto nel 1901-1902, ma
il tempo manca. Ricordiamo ciò che in quel testo, come nel testo di Kant, oggi
non risulta invecchiato: la condanna dell’ “abbassamento del livello teorico”
nell’azione politica, l’idea che qualsiasi “concessione” teorica, secondo il
termine di Marx, sia nefasta per la politica; la condanna dell’opportunismo
(bisogna pensare ed agire controcorrente), la condanna dello spontaneismo,
dell’economicismo e dello sciovinismo nazionale (il che non sospende i doveri
nazionali), la condanna della “mancanza dello spirito d’iniziativa dei
dirigenti” politici cioè rivoluzionari, che dovrebbero saper rischiare e
rompere con le facilità del consenso e delle idee preconcette (è quanti propone
Alain Minc in un libro in fondo molto leninista). E ancor meno invecchiata è
l’analisi di ciò che lega l’internazionalizzazione, la mondializzazione del
mercato, come della politica, alla scienza ed alla tecnica. Tutto questo si
legge nel CHE FARE? di Lenin.
PREMESSA
Viviamo un periodo di
crisi generale e di crisi dell’egemonia dominante. Non è una crisi
congiunturale ma di sistema che si presenta in passaggi storici che aprono una
fase imperscrutabile nelle sue evoluzioni concrete. Per avere una lettura
valida di questi passaggi bisogna partire da quello che è stato definito Modo
di Produzione Capitalista e non semplicemente capitalismo, perché se
analizziamo le tendenze di fondo, e non solo le sue forme concrete e storiche,
riusciamo a comprendere meglio la dinamica degli eventi passati ma che agisce
tuttora.