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Speciale Coronavirus

La trappola dell’unità nazionale contro il coronavirus.
Nessuna fiducia agli “scienziati” di Regime (Burioni & Co.)
E la storia del pipistrello cinese… sarà vera?
Cosa sta succedendo? Cosa possiamo fare?


Cari compagni e compagne, vi scriviamo perché siamo preoccupati per l’operazione repressiva di massa in corso, che prelude a scenari brutti. In questa situazione però vediamo anche una buona opportunità, per ribaltarla contro chi l’ha scatenata e avanzare verso un’organizzazione sociale dove esseri umani e ambiente siano veramente messi al centro di tutto.
A nostro parere il primo passo è revocare al più presto la fiducia che tanti compagni hanno accordato agli “esperti”, ai “luminari” del Regime. Chi pensa che quello in cui viviamo ora non sia un Regime smetta pure di leggere qua, oggi vogliamo parlare solo a chi questa consapevolezza ce l’ha.
Diversi gruppi o organizzazioni comuniste o antagoniste, come pure i sindacati di base questa consapevolezza ce l’hanno, eppure nei comunicati nazionali di questi giorni questi gruppi o organizzazioni chiedono ai propri militanti e iscritti di attenersi alle istruzioni, ai protocolli delle “istituzioni sanitarie”, come se queste non fossero nelle mani della Borghesia e dei suoi portavoce politici e del Clero. Alcune di esse arrivano anche a bollare come “negazionisti” quei compagni che esprimono una posizione di legittimo dubbio nei confronti delle origini del Covid-19 e sui provvedimenti che hanno messo agli arresti domiciliari il nostro Paese.


Le organizzazioni sindacali di base stanno conducendo una battaglia importante nelle fabbriche: se pandemia ci deve essere allora c’è per tutti, anche e soprattutto per gli operai che lavorano in produzione! Così come organizzazioni comuniste sono in prima fila nella denuncia della privatizzazione della Sanità Pubblica. Qui però vogliamo richiamare l’attenzione su un altro tema, decisivo ai fini dello scontro in atto, quello dell’autonomia di pensiero dal nemico, altrimenti ne siamo un’appendice ribelle o lamentosa a seconda dei casi, in ogni caso senza alcuna speranza di vittoria.
Alcune organizzazioni comuniste e diversi centri sociali hanno sospeso le loro iniziative pubbliche ancor prima che venissero vietate per decreto, riconoscendo così un ruolo guida nella difesa della Salute Pubblica a “signori” come Conte, Fontana, Sala, Burioni. In questo modo noi ci consegniamo mani e piedi legati alla Borghesia. È un po’ triste da dire ma è così. Gli stessi che privatizzano e smantellano il pubblico uccidendo così migliaia di persone ogni anno, gli stessi che inquinano l’ambiente e servono gli interessi di Big Pharma uccidendo così migliaia di persone ogni anno, gli stessi che conducono battaglie fondamentaliste ben retribuite per le vaccinazioni indiscriminate di massa sui neonati, adesso, improvvisamente, dall’oggi al domani, sono diventati i paladini, gli ultimi baluardi della nostra salute. È evidente che così non può essere. Così come non può essere che medici abituati a seminare terrore in “tempo di pace”, e per questo motivo guardati sempre più con diffidenza dalle masse, ora siano diventati eroi da applaudire alle ore 12:00 dai balconi.

Ovviamente non crediamo che la sottomissione di massa agli arresti domiciliari sia dovuta all’adesione delle nostre piccole organizzazioni all’unità nazionale contro il coronavirus, ma pensiamo che all’interno del nostro raggio d’azione ci stiamo lasciando sfuggire un’occasione importante per marcare nettamente il nostro campo dal campo nemico e sviluppare così l’autonomia ideologica dei nostri. È un peccato ed è anche un danno.
Oggi abbiamo il sindaco di Bari che si permette di uscire per strada a minacciare i cittadini urlando “a casa, a casa! Qui ci vuole la mazza!”. Abbiamo il sindaco di Milano che, nella sua gara con il governatore Fontana a chi invoca più restrizioni per le masse popolari, si permette di indicare nei runners e nei vecchietti che escono a fare la spesa l’ultimo nemico da sconfiggere! Siamo al ridicolo? Si, ma è anche veleno sociale.

Ai nostri non ci dobbiamo mai stancare di dire che si tratta di criminali o portavoce politici dei criminali e che in loro non abbiamo alcuna fiducia per tutti i motivi che conosciamo. E’ quindi giusto avanzare l’ipotesi che questa vicenda del covid-19 non sia affatto chiara, fin dalle origini.
In questi giorni bisogna ascoltare e capire quello che dicono del covid-19 i medici, i ricercatori, gli scienziati fuori dal coro mediatico gestito dalla Borghesia e dal Clero, come Stefano Montanari, Giulio Tarro, Roberto Gava e Samuele Ceruti. Ci invitano a non farci travolgere dai numeri sparati come pallottole dalla TV e utilizzati dal governo per prendere “a ragion veduta” tutti i provvedimenti di restrizione delle libertà individuali e collettive, senza fornire uno studio rigoroso (cioè basato, come scienza vuole, su dati rapportati tra loro e sull’esperienza passata concreta) sulle reali necessità e sulla reale efficacia di tali provvedimenti.

Quindi prima di tutto il nostro compito è farci un’idea la più chiara possibile di quello che sta succedendo indipendentemente dalla propaganda della borghesia e magari cominciare anche a fare formulare ipotesi sul perché. Secondo: seppur il nostro lavoro tra le masse è oggi molto difficilesia per nostra, responsabilità che abbiamo da tempo perso il legame con esse, sia perché le masse oggi sono assoggettate anche attraverso la paura della malattia propagata a piene mani dalla stampa borghese, dobbiamo almeno promuovere un lavoro serio di controinformazione che possa far si che le masse o parte di esse attraverso di noi assumano elementi per poter ragionare con una certa indipendenza sui fenomeni che si trovano ad affrontare.

Possiamo temporaneamente, per semplicità di discorso, separare due aspetti fondamentali di questo tema. Da una parte ci sono le ipotesi sulle ragioni che spingono la borghesia a muoversi come si sta muovendo ora. Dall'altra c’è l’analisi dei fatti per avere un approccio quanto più realista possibile sulla faccenda.
Sul primo campo noi non pensiamo che sia tutta una manovra orchestrata di sana pianta. E’ anche ipotizzabile e forse probabile che si trattai di un combinato disposto di più elementi, alcuni dei quali programmati (tipo l’attacco alla Cina) ed altri sfuggiti di mano. Ma trattiamo prima dell’analisi dei fatti, perché è da questa analisi che possiamo trarre le ragioni della nostra posizione critica.

Le nostre piccole organizzazioni non hanno strutture tali dal poter ricavare, in completa autonomia, i dati del reale su molti campi del sapere. Magari ce la caviamo bene nel campo dell’economia, ma per tante altre discipline siamo piuttosto indietro; quindi lo siamo anche nel campo della statistica sui dati demografici e su quello della situazione sanitaria del paese. Questo è un bel limite, perché anche per una critica al sistema ci dobbiamo basare principalmente su dati forniti dal sistema stesso. Pazienza: miglioreremo. Se adottiamo un metodo di analisi materialista dialettico possiamo comunque capire qualcosa di più. Potremo migliorare se però non scimmiottiamo quello che fa il nemico.
Quindi vediamo cosa dice il regime borghese della situazione generale e del processo storico in Italia in merito al campo sanitario. I dati che riportiamo sono ufficiali, vengono dall'ISTAT, dall’ISS e da apparati ad essi connessi. Quindi la premessa che facciamo prima di prenderli in considerazione è: saranno pure dati di regime, ma se tra loro sono dissonanti o se non hanno una corrispondenza logica con le misure politiche prese dal governo, bisogna pur ammettere alcune ipotesi (non per forza vicendevolmente escludentesi) 1. quei dati erano falsi fin da prima, 2. i dati attuali sono falsi, 3. le misure si basano su dati falsi, 4. le misure ignorano i dati. Qualunque sia l’ipotesi giusta certo è che abbiamo a che fare con degli imbroglioni. E possiamo dire che almeno su questa ipotesi molti di noi concorderanno!

Vediamo cosa ci dice l’Istituto Superiore di Sanità, attraverso il suo portale Epicentro, (il portale dell'epidemiologia per la sanità pubblica a cura dell'Istituto superiore di sanità) a proposito della mortalità per influenza in Italia.

Mortalità per influenza
Influenza - News
Il bollettino settimanale FluNews-Italia – rapporto della sorveglianza integrata dell’influenza – riporta i dati di diversi sistemi di sorveglianza che delineano l’impatto della stagione influenzale sulla popolazione italiana.
In particolare, per quanto riguarda la mortalità, sono due sorveglianze le fonti a cui si fa riferimento. La prima è il sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera (Sismg) che si basa su 19 città campione italiane che raccolgono quotidianamente il numero di decessi negli ultra 65enni per tutte le cause (non solo per influenza). Questo numero viene confrontato con quello atteso costituito dalla media dei decessi registrati nei cinque anni precedenti.
Ogni anno l’influenza determina un eccesso di mortalità. Se, infatti, osserviamo l’andamento della mortalità totale (cioè per tutte le cause) in un periodo di tempo, notiamo un andamento sinusoidale con dei picchi in corrispondenza dei mesi invernali e degli avvallamenti nei periodi estivi e i picchi si osservano soprattutto tra le persone anziane. Dunque, il razionale della sorveglianza della mortalità giornaliera (Sismg) è quello di evidenziare aumenti del numero di decessi osservati che supera il numero atteso in presenza di una stagione influenzale particolarmente aggressiva.
Il sistema di sorveglianza prende in considerazione il numero di decessi per tutte le cause perché i dati dei decessi per influenza non sono disponibili in tempo reale. Infatti l’Istat ogni anno codifica tutti i certificati di morte, compresa l’influenza, e ne attribuisce la causa principale, un processo che richiede per rendere disponibili i dati di mortalità per specifica causa mediamente un periodo di due anni.
Il secondo sistema di sorveglianza è quello delle forme gravi e complicate di influenza confermata in laboratorio nei pazienti ricoverati in terapia intensiva. Questo sistema monitora il numero di decessi attribuibili all'influenza che si osservano nella popolazione di pazienti che ha un quadro clinico molto grave.
Per le ragioni sopra descritte, nessuno dei due sistemi di monitoraggio fornisce il numero totale di decessi che l’influenza stagionale provoca ogni anno in Italia. Per quest’ultimo dato è inoltre necessario sottolineare un ulteriore elemento da tenere presente. Se analizziamo i dati di mortalità specifici per influenza che l’Istat fornisce ogni anno in Italia, i decessi per influenza sono qualche centinaio. Il motivo principale è che spesso il virus influenzale aggrava le condizioni già compromesse di pazienti affetti da altre patologie (per esempio respiratorie o cardiovascolari) fino a provocarne il decesso. In questi casi spesso il virus influenzale non viene identificato o perché non ricercato o perché il decesso viene attribuito a polmoniti generiche.
Per questo motivo diversi studi pubblicati utilizzano differenti metodi statistici per la stima della mortalità per influenza e per le sue complicanze. È grazie a queste metodologie che si arriva ad attribuire mediamente 8000 decessi per influenza e le sue complicanze ogni anno in Italia.

Risorse utili
·         l’articolo “Investigating the impact of influenza on excessmortality in allages in Italyduringrecentseasons (2013/14-2016/17 seasons)” pubblicato su Int J InfectDis a novembre 2019
·         l’articolo “Trends for influenza-relateddeathsduringpandemic and epidemicseasons, Italy, 1969-2001” pubblicato a EmergInfectDis a maggio 2007

Se andiamo al US National Library of Medicine National Institutes of Health, a cui possiamo accedere linkandoci al primo articolo riportato in “Risorse utili” poco sopra, ricaviamo questo:

 

Studio dell'impatto dell'influenza sull'eccesso di mortalità in tutte le età in Italia nelle ultime stagioni (2013 / 14-2016 / 17 stagioni).

Informazioni sull'autore

Astratto

OBIETTIVI:

Negli ultimi anni, l'Italia ha registrato picchi di mortalità, in particolare tra gli anziani durante la stagione invernale. Le epidemie influenzali sono state indicate come una delle potenziali determinanti di tale eccesso. L'obiettivo del nostro studio era di stimare il contributo attribuibile all'influenza alla mortalità in eccesso durante le stagioni influenzali dal 2013/14 al 2016/17 in Italia.

METODI:

Abbiamo utilizzato i metodi EuroMomo e FluMomo per stimare la tendenza annuale del tasso di mortalità in eccesso attribuibile all'influenza per fascia di età. I dati sulla popolazione sono stati forniti dal National Institute of Statistics, i dati sulle malattie simil-influenzali e i casi confermati di influenza sono stati forniti dal National Institutes of Health. Come indicatore dell'attività settimanale dell'influenza (IA) abbiamo adottato l'indice Goldstein, che è il prodotto della percentuale di pazienti osservati con malattia simil-influenzale (ILI) e della percentuale di campioni positivi all'influenza, in una determinata settimana.

RISULTATI:

Abbiamo stimato decessi in eccesso di 7.027, 20.259, 15.801 e 24.981 attribuibili alle epidemie di influenza nel 2013/14, 2014/15, 2015/16 e 2016/17, rispettivamente, utilizzando l'indice Goldstein. Il tasso medio annuo di eccesso di mortalità per 100.000 variava da 11,6 a 41,2 con la maggior parte dei decessi associati all'influenza all'anno registrati tra gli anziani. Tuttavia, anche i bambini di età inferiore ai 5 anni hanno riportato un tasso di mortalità in eccesso attribuibile all'influenza rilevante nelle stagioni 2014/15 e 2016/17 (rispettivamente 1,05 / 100.000 e 1,54 / 100.000).

CONCLUSIONI:

Oltre 68.000 decessi sono stati imputabili a epidemie di influenza nel periodo di studio. L'eccesso di morti osservato non è del tutto inatteso, dato l'elevato numero di fragili soggetti molto vecchi che vivono in Italia. In conclusione, l'imprevedibilità del virus dell'influenza continua a rappresentare una grande sfida per gli operatori sanitari e i responsabili politici. Tuttavia, la vaccinazione rimane il mezzo più efficace per ridurre il carico dell'influenza e gli sforzi per aumentare la copertura vaccinale e l'introduzione di nuove strategie vaccinali (come la vaccinazione di bambini sani) dovrebbero essere considerati per ridurre l'eccesso di mortalità attribuibile all'influenza sperimentata in Italia e in Europa nelle ultime stagioni.

Nel primo studio riportato da Epicentro abbiamo la media di 8.000 decessi all'anno per influenza. Nel secondo studio, quello riferito a quattro annate distinte, la media è addirittura di 17.000 (68.000/4).
Ad oggi i morti con il Covid-19 hanno superato i 4000. Non è una cifra da poco e bisogna vedere quanto crescerà. Se arriverà a triplicarsi o anche a superare i 10.000 decessi, saremo comunque nella media degli anni passati, e comunque ben sotto alla media del periodo 2013-2017 (17.000).

A seguire la tabella dei dati ISTAT relativa alle cause di morte negli anni 2013-2017 (si ferma al 2017 perché i dati completi accertati arrivano a quell'anno). Evidenziati in giallo i dati relativi alle cause di morte in cui si inserisce quella del Covid-19. Dobbiamo infatti tenere conto che i decessi che vengono conteggiati in questi giorni riguardano per il 90% persone già affette da altre patologie alle quali si aggiunge quella del Covid-19: si tratta infatti di decessi con Covid-19 e non per Covid-19. 

Segue prossima puntata.

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