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martedì 7 febbraio 2017

Laboratorio Comunista Casamatta

Il Laboratorio Comunista Casamatta (LCC) si è costituito per iniziativa di alcuni compagni che provengono dalle lotte popolari e dal movimento comunista. Riflettendo sulla situazione generale questi compagni hanno maturato l’idea della necessità di contribuire a lavorare per la ricostruzione del movimento comunista e alla costruzione del Partito Comunista rivoluzionario nel nostro paese. A questo proposito LCC ritiene essenziale sviluppare il dibattito e interagire praticamente e teoricamente con tutti coloro che ritengono importante l’assolvimento di questo compito di fase irrisolto.

Il contesto generale in cui ci troviamo è caratterizzato da una profonda crisi del sistema capitalista. Questa crisi generale, originata dalla sovrapproduzione assoluta di capitali iniziata negl’anni ‘70 del secolo scorso, è oggi giunta al suo massimo grado di sviluppo e mette in evidenza la contraddizione tra le forze produttive (che mai come in questa fase storica hanno raggiunto un livello di sviluppo altissimo e un carattere collettivo) e la proprietà privata dei mezzi di produzione, la quale è irrisolvibile entro i canoni del suo sistema. È a causa di questa crisi che tutte le conquiste e le vittorie ottenute dal proletariato e dal resto delle masse popolari, con la classe operaia alla testa, a partire dal dopoguerra, sono sotto il continuo attacco erosivo delle classi dominanti, il cui dominio per larga parte non è più contrastato come dovrebbe essere, soprattutto per la mancanza di rappresentanza politica organizzata delle classi sfruttate.Sia in Italia che in tutti gli altri paesi imperialisti, e ancora più nei paesi di nuova industrializzazione e quelli più arretrati, la borghesia continua ad imporre governi sempre più autoritari e a praticare le sue politiche criminali di “lacrime e sangue”; tali politiche sono vere e proprie guerre di distruzione per poter risolvere a modo loro (l’unico che hanno) la crisi del loro sistema putrescente, facendo pagare un caro prezzo alle classi lavoratrici.

In estrema sintesi, come siamo giunti a questa situazione in Italia?
Con la fine della seconda guerra mondiale il Partito Comunista Italiano, quello della classe operaia e contadina che si era temprato in clandestinità durante i venti anni di regime fascista e aveva condotto vittoriosamente la guerra partigiana di resistenza e liberazione dal nazifascismo (l’ordinamento politico più autoritario e reazionario che la classe dominante abbia mai partorito), non riuscì a portare a segno il suo obiettivo strategico e rivoluzionario della presa del potere politico per istaurare il socialismo, come era scritto nel suo programma rivoluzionario sin dalla sua nascita e rafforzato dal suo più importante Congresso che si tenne a Lione nel gennaio del 1926.
Il Patito comunista deviò di fatto verso il riformismo. È necessario constatare che Togliatti, e chi ha seguito poi la sua via fallimentare al socialismo attraverso le riforme, non ebbe contrasti significativi da sinistra. Sono queste le radici che hanno portato poi al famoso congresso della Bolognina del 1991, alle varie fazioni della sinistra riformista dimostratesi inconcludenti e in molti casi, funzionali alla borghesia. Con questo triste epilogo del vecchio PCI si è consumata la “definitiva” svendita delle classi subalterne alla borghesia e al potere secolare della chiesa.Tuttavia, con la fase che si aprì dal dopoguerra fino ai primi anni ’70, il capitalismo fu in grado di riprendere un nuovo ciclo di accumulazione di capitali dopo il freno avuto in tutta la prima metà del ‘900. Questo nuovo sviluppo economico fu ad ogni modo un’occasione per lo sviluppo della lotta di classe e per far valere gli interessi del proletariato urbano e delle campagne che ottenne miglioramenti in tutti i settori della vita sociale: da quello economico e normativo a quello politico e culturale.
Ma tutto questo è finito o in parte limitato all’osso da quando il capitalismo è entrato, da oltre 35 anni, in una nuova fase di crisi profonda. Il riformismo del Partito comunista, che ha prosperato sullo sviluppo capitalistico, non ha avuto più ragione di essere nelle mutate condizioni economiche e sociali e la sua dissoluzione si è consumata determinando quanto è sotto gli occhi di tutti: disorganizzazione e disgregazione nelle classi proletarie e popolari e della larga base comunista che si è mano a mano frazionata a sua volta in mille frammenti senza forza.

Da oltre vent’anni però, il movimento comunista ha provato a riprendere il processo rivoluzionario e quindi a tentare la ricostruzione del Partito Comunista, ma ancora non ci è riuscito. Interrogarsi su questo oggi è un fattore più che mai essenziale e ineludibile. Ci sono diversi limiti che determinano questa debolezza. In particolare il soggettivismo da un lato, ossia l’accelerazione di determinati processi attraverso una visione unilaterale e del tutto staccata dalle reali condizioni della lotta di classe e il movimentismo dall’altro, che scontiamo principalmente per l’assenza di obiettivi tattici e strategici di un’organizzazione rivoluzionaria, che porta in definitiva a disperdere le forze accumulate.Siamo del parere che il partito non si costruisca a tavolino, con autoproclami e roboanti parole. Il partito lo si costruisce attraverso il legame diretto con la classe e le masse. Quando un Partito non riesce a fare questo, dopo anni ed anni di lavoro, deve interrogarsi sulla sua funzione sociale e politica.

A fronte di una situazione oggettiva di caos generale degli ordinamenti economici e politici borghesi su scala internazionale, si pone quindi un compito storico. È questa necessità storica, ovvero la mancanza della soggettività rivoluzionaria nel nostro paese, che riteniamo sia prioritario affrontare con quanti considerano ancora aperta la questione. Intendiamo fare ciò intraprendendo pratiche di lotta comuni e confronto teorico serrato in stretto rapporto con la lotta di classe in corso. Che questo partito, tutto da costruire, tenga conto dell’esperienza del movimento comunista rivoluzionario internazionale e nazionale, il programma e il metodo scientifico chiaro, basato sul materialismo dialettico, per guidare con fermezza la classe e il resto delle masse sfruttate, che stanno lottando per i loro bisogni immediati, a compiere la rivoluzione socialista e a costruire un mondo a misura dei bisogni sociali umani e ecologici.

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