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venerdì 29 agosto 2014

Riscossa proletaria per il comunismo Torino

Abbiamo commentato favorevolmente l'appello del collettivo Aurora riguardante il nuovo rapporto che si dovrebbe creare tra le componenti del movimento comunista nel nostro Paese. Chiaramente, Riscossa Proletaria per il Comunismo definisce "componenti del movimento comunista" quelle strutture, quelle organizzazioni e quegli organismi e quei singoli compagni  che si pongono, come obbiettivo principale la conquista del potere e l'instaurazione del socialismo in Italia. Abbiamo fatta nostra l'analisi generale del collettivo Aurora che mette in luce gli aspetti positivi del lavoro politico di queste componenti ma che si sofferma, come giusto che sia, per avviare un dibattito davvero franco e aperto e confrontare i rispettivi bilanci, sugli aspetti negativi, quegli aspetti sui quali dovremmo fare una seria riflessione, una concreta (e non influenzata da trionfalismi gratuiti) analisi della situazione concreta.  

Come afferma il collettivo Aurora, molti di queste componenti del movimento comunista, malgrado alcune di esse siano addirittura in attività da decine di anni, non sono riuscite ancora a svilupparsi  fino a diventare un punto di riferimento nazionale per una cerchia di lavoratori e masse popolari che superino il qualche centinaio di elementi.

Si tratta dunque di una concreta situazione che, come scrive Aurora, dobbiamo saper e voler riconoscere comprendendone le ragioni. Crediamo che le ragioni delle eterne divisioni delle componenti del movimento comunista (Un problema non certo marginale rispetto l'influenza che i comunisti devono determinare tra la classe e le masse popolari)  siano da ricercare nell'accanimento idealistico delle varie componenti stesse.
Un idealismo che non permette più di fare i conti con se stessi e con la realtà che ci circonda. Un idealismo che alcuni dirigenti delle varie organizzazioni usano strumentalmente nei confronti della propria base o delle istanze inferiori, e che permette loro, opportunisticamente, di stravolgere ed interpretare a loro piacimento le regole che essi stessi si sono dati in nome del funzionamento del loro partito o della loro organizzazione. Prendiamo ad esempio la questione del centralismo democratico (CD) che è il motore di un partito comunista ma anche di un organismo o organizzazione, non ancora partito, ma comunista. Il CD è indispensabile per evitare l'immobilismo del partito. Senza di esso il partito non potrebbe intraprendere alcuna azione politica, decidere la linea, ecc..Ma, come già accadde anche nel PCI revisionista, in nome dell'idealistica unità, esso veniva stravolto ed adoperato come un boomerang che tornando indietro colpisce il dibattito democratico e lo trasforma in una sequela di elogi e ringraziamenti nei confronti dei dirigenti, quegli stessi che, opportunisticamente, hanno trasformato il CD in un arma a doppio taglio.
Crediamo che i concetti di base insegnatici da Lenin, Stalin e Mao, siano sempre di grande valore e di grande attualità. Proprio per la loro rinnovata attualità è indispensabile seguirli ed adattarli alla situazione concreta odierna senza dogmatismo opportunista, ne trionfalismi idealistici. La situazione è quella descritta chiaramente dal comunicato di Aurora, passo più, passo meno, ma la più inerente alla realtà attuale.
Un partito comunista deve essere si un partito di quadri in grado di formare altri quadri e così via ma, al contempo, deve essere un partito in grado di raccogliere e fare proprie le istanze più avanzate delle masse popolari e delle classi lavoratrici, analizzarle senza comodo idealismo e riportare alle messe e ai lavoratori una sintesi in grado di agitarli, orientarli politicamente e, nei migliori casi, reclutarli alla causa del comunismo.
Se la situazione non è favorevole dobbiamo dirlo e spiegarne i motivi, dobbiamo combattere la sfiducia con l'arma della realtà e non attraverso i proclami entusiastici di una rivoluzione a portata di mano. Non si tratta ne di disfattismo, ne di pessimismo, si tratta di fare i conti con quello che esiste veramente.
L'idealismo trasforma e distorce la realtà  anche se in buona fede, per combattere la sfiducia che serpeggia tra la classe operaia, alcune componenti del movimento comunista utilizzano idealisticamente le frasi del presidente Mao, come ad esempio quella riguardante la situazione favorevole nella confusione sotto il cielo.
Dobbiamo fare invece i conti con una crisi che avanza inesorabilmente e che costringe gli operai e le classi meno abbienti delle masse popolari ad accettare ricatti di ogni genere pur di portare a casa il pranzo con la cena. Vero è che questa situazione provoca malumori e rabbie all'interno del proletariato e questo è un dato da ritenere positivo, certamente un aspetto sul quale lavorare. Ma è anche vero che questa loro situazione li costringe ad arretrare pur di sopravvivere. Questo è un aspetto che alcune componenti del movimento comunista prendono in considerazione e conseguentemente, in modo errato, si accodano ai piagnistei dei vari sindacati, sia di regime che di base. In questo caso le componenti del movimento comunista che compito devono svolgere, una volta chiarite e definite le proprie regole interne come ad esempio il CD?
Non è possibile che esse non riescano ad andare oltre la denuncia o a scimmiottare i sindacati, compresi quelli di base. Le componenti del movimento comunista devono trattare, si, le questioni operaie tenendo presente quelle rivendicative e sostenendole ma, al contempo, devono incaricarsi di offrire alla classe una sintesi politica rilanciando la grande questione della presa del potere che non può certo passare attraverso le elezioni borghesi le quali, come citato dal (n) PCI nell'articolo riguardante la controrivoluzione preventiva, sono un pilastro della stessa.
Questo, è per noi di riscossa, il nodo da sciogliere, l'incantesimo da spezzare. L'idealismo in "buona fede", e quello opportunista. In nome dell'unità del partito, il vecchio PCI, che aveva un ascendente massiccio tra le masse e i lavoratori,  è riuscito a trasformare il partito in un accozzaglia di dirigenti corrotti e opportunisti, infami traditori sia della propria storia politica, sia del proletariato. Ma questo è accaduto anche all'interno di altri partiti comunisti, in primo luogo al PCUS, poi a quello cinese e così via. La sfiducia delle giovani generazioni, degli operai e del proletariato tutto, malgrado noi si tenti di ricostruire storicamente e politicamente le varie fasi che hanno portato a questo, continua a rimanere tanta. Oltre alla ricostruzione storico- politica è necessaria una azione efficace, è necessario riformulare in ogni ambiente di lavoro, in ogni ambito della società, la questione della presa del potere politico e di come arrivarci, senza le contraddittorie posizioni dell'appoggio elettorale a questo o a quello in considerazione del fatto che le elezioni borghesi fanno parte di uno dei pilastri della contro rivoluzione preventiva e non sono certo, come dimostrato ultimamente sia per il sindaco di Napoli, per quello di Milano e per i 5 stelle il metodo adatto per dire la verità alla classe e al proletariato.

Riscossa proletaria per il comunismo Torino

Cordiali saluti,
riscoprol@yahoo.it

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