Alcune
riflessioni sulla fase attuale:
Mesi
di confinamento forzato, spacciato per senso di responsabilità personale della
popolazione, hanno facilitato la legittimazione di un vero e proprio stato di
polizia. Intendiamoci, non che prima della così detta “emergenza COVID 19” la
borghesia non avesse già instaurato la militarizzazione di interi
quartieri e l’utilizzo delle misure preventive per quei compagni che
lottano per sovvertire lo stato di cose presenti o, semplicemente, che si
oppongono ai dettami della borghesia e dei suoi sgherri.
La
novità consiste nella trasformazione di buona parte della popolazione in fase
di “emergenza virus” in sbirri di se stessi che, in moltissimi casi, praticano
la delazione a cielo aperto, a viso scoperto, lasciando libere le pulsioni più
reazionarie che serpeggiano in seno al popolo e che vengono incoraggiate e
sospinte dal nemico di classe . Sono vietati gli assembramenti e le
manifestazioni di piazza mentre i lavoratori, sui pullman, i tram e tutti i
mezzi di trasporto che li portano al lavoro, possono benissimo accalcarsi e
stiparsi come sardine in nome della produttività e del profitto delle aziende.
In
questo contesto i gruppi ed i movimenti del così detto antagonismo, sembra
siano quasi tutti orientati ad agire rispettando le condizioni imposte dallo
Stato e legittimate dalla situazione di emergenza. Infatti, molti di questi
gruppi, non comprendendo l’opportunità rivoluzionaria che ci fornisce la
situazione emergenziale e tutto ciò che ne concerne, compresa la crisi
economica, si adoperano (lodevolmente, intendiamoci) per sostenere gli ultimi e
le persone più fragili, facendo raccolte alimentari e distribuzioni di cibo a
chi ne ha bisogno. Alcuni raccolgono firme e danno vita a petizioni supplicanti
da rivolgere al governo o al capo dello Stato, altri ancora che sulla carta si
definiscono rivoluzionari consigliano ai compagni di rispettare tutte le
norme di sicurezza indicate dal governo e dai professoroni alla Burioni o
addirittura, rimandano al sito del Ministero della salute per ottenere
informazioni più specifiche, per poi gridare alla persecuzione quando vengono
multati, durante qualche loro iniziativa pubblica, malgrado l’utilizzo di
mascherine e di distanze di sicurezza.
Questo
stato di emergenza che ha accelerato la crisi del sistema capitalistico ormai
marcio e in dissoluzione, porta con se un opportunità rivoluzionaria che
dobbiamo analizzare cogliendone gli aspetti maggiormente favorevoli alla lotta
di classe per agire di conseguenza. Questa analisi non può essere fatta
utilizzando la concezione del mondo del nemico di classe, le sue regole, le sue
leggi ed i suoi ordinamenti ma deve passare attraverso lo
“scanner”rivoluzionario dei rapporti di produzione e della contraddizione
capitale lavoro. Insomma, quest’analisi, inserita in una più generale
prospettiva rivoluzionaria, dovrebbe sortire in un progetto d’azione nel quale
le regole del gioco le deciderà il proletariato in lotta (e non il suo nemico
di classe) sulle condizioni favorevoli individuate.
Quindi,
bene le brigate di solidarietà per aiutare il proletariato in difficoltà, ma
esse dovrebbero essere collegate alla più generale prospettiva rivoluzionaria
autonoma e non condizionata dalle regole imposte dal nemico di classe. Questa
osservazione riguarda anche e soprattutto il mondo del lavoro ed in particolare
l’azione dei sindacati di base che, in questa fase, stanno tentando un percorso
unitario malgrado le differenze ideologiche che li caratterizzano ma che,
purtroppo, non sta andando oltre all'enunciazione di rivendicazioni e richieste
rivolte al governo. Alcuni di essi, come ad esempio il Si Cobas, agiscono
direttamente sul campo malgrado le restrizioni del governo e per questo
subiscono la repressione e gli sgomberi da parte di carabinieri e polizia, ma
non agiscono per promuovere l’autorganizzazione degli operai al di fuori degli
schemi e delle regole borghesi. Ognuno di questi sindacati da l’impressione,
però, di voler puntare maggiormente sulla crescita della propria organizzazione
(non comprendendo l’opportunità del momento) piuttosto che sullo sviluppo della
coscienza operaia e dell’autonomia di classe.
Mi
auguro che questa breve riflessione possa essere utile al dibattito e
all’analisi della fase in corso. Saluti comunisti.
VF
membro di Proletari torinesi per il soccorso rosso internazionale
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