[Tratto
da Teoria & Prassi, n. 8, pagg. 5-7 - anno 2003]
PROPOSTE PER UN DIBATTITO
La creazione di una solida organizzazione rivoluzionaria radicata tra la classe operaia, che sia il germe del partito, è il primo e più importante compito che dobbiamo assolvere.
Quando lo scorso
ottobre siamo usciti con la nuova serie di “Teoria & Prassi” avevamo in
mente una idea piuttosto precisa: non ci interessava una rivista fra le tante
che vivacchiano sugli scaffali delle librerie; la nostra doveva essere una
rivista militante, che contribuisse a sviluppare la partecipazione degli operai
avanzati alla lotta di classe in quanto “partito indipendente”, del tutto
distinto dalle correnti borghesi e piccolo-borghesi. Soprattutto doveva essere
rivista con una funzione organizzativa in grado di creare attorno a se una
impalcatura, a cominciare dagli elementi esistenti; capace di estendere i
legami fra i circoli ed i gruppi comunisti del nostro paese, di individuare ed
aggregare le forze che vogliono avanzare verso il partito, riunendole in un
solo programma, in una sola organizzazione.
Dunque un mezzo
per svolgere una funzione propulsiva nel campo dell’ organizzazione comunista,
per andare oltre le realtà che la producono, per mettere di fronte ai propri
compiti numerosi compagni, ponendo in primo piano quelle questioni che
-corrispondendo alle condizioni ed alle necessità della situazione -spostano il
movimento su posizioni più avanzate. Con questi presupposti vogliamo affrontare
il problema più scottante del momento: l’ incapacità dei comunisti di compiere
passi decisivi verso la costruzione del partito. Una incapacità che perdura
nonostante le condizioni obiettive siano favorevoli, nonostante le tradizionali
organizzazioni politiche riformiste versino in una crisi profonda e non siano
più in grado di risolvere alcun compito che la nuova fase, caratterizzata
dall’acutizzazione dello scontro di classe, pone. Noi pensiamo che oggi il
problema principale non consiste nella poca chiarezza sugli obiettivi finali.
Sta piuttosto nello scarso radicamento tra la classe operaia da parte degli
elementi e gruppi comunisti (che per giunta sono divisi fra loro), nell’
assenza di un programma comune, di una piattaforma politica, nelle debolezze
politiche e tattiche. Guardiamo alla realtà. Noi abbiamo una ripresa dei
movimenti di massa, specie della classe operaia, abbiamo organizzazioni di
massa degli operai e degli altri lavoratori sfruttati, alcuni dei quali con una
visione socialista spontanea (non scientifica), nel senso che afferrano la
necessità che i lavoratori devono dirigere la società. Dall’ altro lato abbiamo
il movimento comunista che consiste in una serie di piccoli circoli e gruppi
spesso imbevuti di settarismo e di localismo, composti principalmente di
intellettuali e lavoratori d’avanguardia non inseriti nelle grandi
concentrazioni industriali. Nella situazione attuale movimento operaio e
movimento socialista esistono praticamente uno separato dall’altro, uno accanto
all’altro. Mentre gli operai lottano e scioperano i comunisti analizzano la
società contemporanea e rivendicano il suo superamento rivoluzionario. Si fanno
vedere nelle manifestazioni, in qualche iniziativa pubblica, ma quello che
propagandano rimane una aspirazione astratta, con scarsa incidenza nella realtà,
a causa del distacco esistente fra il socialismo scientifico e la lotta di
classe. Se i due movimenti continuano a stare separati l’ uno dall’ altro, se
continueremo ad avere la prassi senza la teoria e la teoria senza la prassi, se
non riusciremo a legare indissolubilmente il marxismo-leninismo con la vita e
la lotta del movimento operaio non avremo mai il partito. Avremo invece un
duplice danno per entrambi i termini di questa contraddizione, che si
indeboliranno a vicenda. Un danno per il movimento spontaneo che staccandosi
dal comunismo non potrà mai diventare un movimento rivoluzionario, ma resterà
sempre un movimento di carattere ristretto, economico, senza alcuna capacità
trasformatrice della società. In definitiva un appendice dei partiti borghesi e
riformisti, come segnalano molti lavoratori avanzati che sentono di “lottare a
vuoto”. Un danno per il movimento comunista che senza collegarsi con il
movimento operaio, senza penetrare nella classe operaia rimarrà sempre un
fenomeno di opinione limitato, debole, tendente al cospirativismo, all’
intellettualismo, senza alcuna possibilità di svilupparsi ulteriormente.
Soltanto l’ unione di questi due movimenti può rafforzare entrambi, può fornire
una base solida sia all’ uno che all’ altro. Se noi studiamo l’ attività
pratica dei nostri maestri, dei grandi capi rivoluzionari, vedremo che il punto
fondamentale della loro attività pratica e politica è sempre consistito nel
portare la teoria scientifica del socialismo dentro il movimento operaio, nel
sostenerne il più stretto legame, ed in una “certa misura” la loro fusione.
E’ solo grazie a
questa particolare combinazione che la lotta di classe diventa lotta cosciente
per l’ abolizione dello stato di cose presente e si crea la forma suprema di
organizzazione di classe: un forte e combattivo partito comunista, il partito
indipendente della classe operaia. In caso contrario si tratterebbe di un
partito campato in aria, slegato dal movimento operaio, una setta di “testimoni
di Lenin”. Chi non comprende questa vitale necessità, chi si tiene in disparte,
chi amplia la scissione, chi crea ostacoli ulteriori o si oppone alla relativa
fusione con le più larghe masse proletarie (sia sottomettendosi alla teoria
della “spontaneità“, sia limitando i compiti al coltivare il proprio orticello,
sia trascinandosi alla coda delle masse con l’ economicismo, sia sostituendosi
ad esse con azioni provocatorie) non solo dimostra di non aver alcuna fiducia
nella classe operaia, ma con la propria posizione retrograda reca un grave pregiudizio
alla causa del partito e del socialismo. E poco importa in tal caso se si
definisca comunista. Mentre prendiamo nettamente le distanze da queste tendenze
arretrate e liquidazioniste dobbiamo chiederci: è possibile fare dei passi in
avanti per portare le idee comuniste nella massa del proletariato? Quali
proposte di carattere politico-organizzativo dobbiamo lanciare per stringere i
legami fra le realtà comuniste delle varie città e svolgere un ruolo più
incisivo nel processo di formazione del partito? Come guadagnare alla nostra
causa gli operai più avanzati, senza i quali è impossibile conquistare una
influenza nelle grandi masse sfruttate?
La capacità dei
comunisti non sta nel proclamare teoricamente queste necessità che sorgono da
potenti cause obiettive. Sta nel trovare nella pratica la via particolare dell’
unione del movimento comunista con il movimento operaio che in Italia sarà
necessariamente diversa, seguirà un percorso specifico ed avrà dei tempi propri
rispetto a quella seguita in altri paesi; ciò a causa delle particolari
condizioni politiche, delle tradizioni, del grado di sviluppo ideo-politico
delle avanguardie e delle masse, ecc. Nelle attuali condizioni pensiamo che
-nonostante tutte le difficoltà che abbiamo davanti, nonostante le esitazioni
che ancora affliggono diversi compagni -sia possibile, doveroso e necessario
iniziare questo processo dando vita ad una organizzazione che prepari la
costruzione del partito comunista come partito di tipo bolscevico. Il primo
passo in questo senso dovrebbe essere la formazione di una “unione di lotta per
il socialismo” sulla base dei principi marxisti-leninisti applicati alle
particolari condizioni italiane. Tale movimento politico centralizzato – che si
distingue dal partito comunista per il suo legame ancora poco sviluppato con il
proletariato, che sorge proprio per consolidare ed estendere tale rapporto
organico -avrà essenzialmente due funzioni:
1) sostenere le
lotte della classe operaia e delle masse sfruttate, le esplosioni della
protesta sociale, collegando la lotta politica rivoluzionaria alle
rivendicazioni immediate, cooperando alla loro organizzazione ed al loro
sviluppo politico;
2) definire le
basi, i prerequisiti ideologici-politici-programmatici-organizzativi del futuro
partito ed i passi necessari per raggiungere questo obiettivo, unendo tutte le
forze rivoluzionarie disponibili e gli operai più coscienti.
La creazione di
un’organizzazione intermedia -che ponga esplicitamente la ricostruzione del
partito come suo fine e compito prioritario -servirà a costituire quella massa
critica che servirà a dar luogo ad una reazione a catena consistente nel
raggruppamento dei circoli comunisti, nella convergenza dei genuini elementi
comunisti, nell’ avvicinamento di gruppi di operai rivoluzionari, di lavoratori
avanzati che esistono nelle varie città (i quali fin da oggi costituiscono il
nostro principale referente). Allo stesso tempo incoraggerà il sorgere di nuovi
circoli operai, di gruppi e associazioni comuniste che in seguito troveranno la
strada della unità. E’ in questo modo che si passerà dalla propaganda fra pochi
circoli ed elementi alla agitazione fra molti sfruttati, creando sulla base di
una giusta linea un legame politico con la classe operaia e le grandi masse
popolari. Su quale base dar vita a questa formazione? E’ chiaro che se non c’è
unità di fondo sui principi ideologici il tentativo di creare una
organizzazione unica e autodisciplinata, di pianificare e portare avanti una
attività pratica è destinato al fallimento. Ciò è dovuto al fatto che i
componenti di un’ organizzazione eclettica -a causa del loro diverso
orientamento -non riusciranno a mettersi d’accordo sulle attività ritenute
giuste ed appropriate, si procederebbe in ordine sparso e ciò che divide
finirebbe per prevalere su ciò che unisce. Per questo siamo contrari ai fronti,
alle reti, ai coordinamenti, ecc., che in realtà sono nebulose in cui si
mescolano correnti ed organismi che si trovano su giuste posizioni ed altri che
sono ostili al socialismo proletario, che lottano contro di esso pur mostrando
di trovarsi sul suo terreno generale. I fronti, le reti, ecc. servono più ai
secondi che ai primi, e spesso vengono utilizzati strumentalmente allo scopo di
evitare l’ isolamento degli opportunisti di destra e di sinistra. Certi
“ambiti” in cui ogni realtà mantiene la propria autonomia politica ed
organizzativa, in cui ognuno sostiene a modo suo e secondo la sua natura la
ricostruzione del partito, sono più vicini allo spirito di Porto Alegre che a
quello del bolscevismo. Noi parliamo di unificazione sulla base di una solida
ed integrale piattaforma marxista-leninista. Abbiamo bisogno, senza scivolare
nel dottrinarismo astratto, di definirci correttamente poggiando sui principi
direttivi del socialismo scientifico elaborati da Marx, Engels, Lenin e Stalin.
Principi che vanno applicati, approfonditi e sviluppati in modo conforme al
mutare della situazione concreta, degli sviluppi sociali, delle particolarità
dei diversi paesi. Diversamente da molti elementi che in un modo o nell’ altro
respingono aspetti essenziali del marxismo-leninismo oppure pretendono di
correggerlo con “superiori” apporti, noi siamo dei comunisti coerenti, nel
senso che non ci conciliamo con nessuna dottrina borghese o piccolo-borghese,
con nessuna revisione del socialismo scientifico. Non è la concezione del mondo
marxista-leninista a dover essere messa in discussione. E’ il nostro contributo
ad essa che dobbiamo discutere, la nostra analisi e comprensione in campo
storico, economico, filosofico, scientifico, ecc. delle trasformazioni che si
sono succedute negli ultimi decenni. Per poter fare dei passi in avanti
dobbiamo dunque basarci sulle migliori e più alte esperienze del movimento
operaio e comunista internazionale dai tempi di Marx ed Engels; dobbiamo prendere
come punto di riferimento indispensabile la teoria e la prassi della III
Internazionale, le elaborazioni del Kominform, la lotta contro il moderno
revisionismo (adottato ufficialmente nel XX Congresso del PCUS), gli sviluppi
prodotti dall’odierno movimento comunista internazionale; dobbiamo saldamente
appoggiarci sulle tradizioni comuniste, rivoluzionarie ed antifasciste della
classe operaia e delle masse oppresse del nostro paese, che vanno difese e
portate avanti. Dove è in questo senso la differenza fra una organizzazione
intermedia ed il futuro partito? La differenza sta che nel futuro partito l’
omogeneità ideologica dovrà essere totale, mentre oggi non può essere ancora
tale. Ci sono e rimarranno per un certo tempo -ed entro certi limiti -disaccordi
non di principio, differenti interpretazioni di alcuni processi storici e
fenomeni sociali, punti di vista diversi su alcune questioni tattiche, ecc.
Nelle condizioni attuali tutto ciò è naturale e non dobbiamo trarne pretesti
per la divisione, che sarebbero -questi sì -manifestazioni di settarismo e
dogmatismo. Al contrario, abbiamo il dovere di approfondire e chiarire tali
questioni tramite il confronto che deve avvenire mentre procediamo nel lavoro
comune tra la classe operaia (dato che non ci limitiamo alle dichiarazioni di
principio ma vogliamo metterle in pratica). E’ per questo motivo che insistiamo
su alcuni concetti chiave. Primo, per poter lavorare politicamente in modo
adeguato alle nostre necessità abbiamo bisogno di applicare fin da subito il
principio fondamentale del centralismo democratico (vedi articolo apparso sul
numero 7 della nostra rivista). Grazie ad esso sono elaborate, sintetizzate e
convertite in un unico orientamento le opinioni e le iniziative che sorgono dai
militanti e potremo procedere con una sola volontà di azione, una disciplina
comune e con la necessaria vigilanza.
Secondo, una
organizzazione comunista deve differenziarsi non solo ideologicamente ma anche
politicamente dai gruppi che tali non sono, siano essi di lotta o partiti come
“Rifondazione socialdemocratica”. Lo deve fare cominciando ad elaborare un
programma generale che partendo dalla situazione e dai problemi reali mostri
come possiamo spazzare via la vecchia società basata sullo sfruttamento e
costruire una società in cui il potere sia nelle mani della classe operaia e
dei suoi alleati. Sulla base dell’ unità sui fondamenti ideologici, del
centralismo democratico e di un programma per un’ Italia nuova e socialista non
abbiamo alcun timore del “prevalere di una maggioranza” sull’ altra, alcuna
preclusione verso l’ espressione di tutte le sfumature di opinione esistenti
fra i marxisti-leninisti per dar vita ad una vera discussione e ad un
approfondimento delle questioni teoriche e politiche. Questi sono problemi che
non esistono dal momento che vogliamo farla finita con le tante strutture che
vanno ognuna per proprio conto e dirigerci verso una organizzazione unica,
combattiva, tesa alla costante soluzione dei problemi teorici, politici,
tattici ed organizzativi, inserita nella pratica sociale. Ciò consentirà anche
lo sviluppo di un serrato e costruttivo confronto esterno a partire dai
principi e dal programma. Quale dovrà essere uno dei primi passi, se non il
primo, di questa organizzazione? Secondo noi dovrà essere la realizzazione di
un giornale politico nazionale, che potrà sorgere solo dalla sforzo congiunto
dei comunisti e delle organizzazione proletarie più avanzate. Non un foglietto
fra i tanti ma un organo capace di svolgere una azione politica degna di questo
nome, creando l’ intelaiatura intorno alla quale convergeranno le forze più
mature, svolgendo una propaganda ed una agitazione rivoluzionaria senza la
quale non potremo avere una funzione dirigente nel movimento operaio ed andare
verso il partito. Su tali temi e indicazioni chiamiamo ad un dibattito, al
quale invitiamo tutti i sinceri comunisti e rivoluzionari.
Esso servirà ad
avanzare nel processo unitario, a tracciare la linea di demarcazione verso le
numerose deviazioni revisioniste, socialdemocratiche ed estremiste che
affliggono il nostro movimento, a definire alcuni elementi di programma
politico, a mettere finalmente all’ ordine del giorno l’ unione dei comunisti e
prendere le opportune decisioni. In ogni caso ci riferiremo ai diversi gruppi
ed elementi non per quello che dicono di essere, ma per il contenuto effettivo
della loro linea e del loro lavoro pratico. Per tornare a “Teoria & Prassi”
pensiamo che queste pagine avranno un significato superiore se rifletteranno il
superamento della deleteria e spesso ingiustificata frammentazione
organizzativa, della reciproca indifferenza che regna fra le diverse realtà
comuniste; se di conseguenza esprimeranno la concentrazione delle forze sane,
che rappresenta la condizione indispensabile per consentire lo sviluppo di
tutta l’ attività che prospettiamo.
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