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domenica 15 settembre 2013

Piattaforma Comunista – Proposte per un dibattito

[Tratto da Teoria & Prassi, n. 8, pagg. 5-7 - anno 2003]

PROPOSTE PER UN DIBATTITO

La creazione di una solida organizzazione rivoluzionaria radicata tra la classe operaia, che sia il germe del partito, è il primo e più importante compito che dobbiamo assolvere.
Quando lo scorso ottobre siamo usciti con la nuova serie di “Teoria & Prassi” avevamo in mente una idea piuttosto precisa: non ci interessava una rivista fra le tante che vivacchiano sugli scaffali delle librerie; la nostra doveva essere una rivista militante, che contribuisse a sviluppare la partecipazione degli operai avanzati alla lotta di classe in quanto “partito indipendente”, del tutto distinto dalle correnti borghesi e piccolo-borghesi. Soprattutto doveva essere rivista con una funzione organizzativa in grado di creare attorno a se una impalcatura, a cominciare dagli elementi esistenti; capace di estendere i legami fra i circoli ed i gruppi comunisti del nostro paese, di individuare ed aggregare le forze che vogliono avanzare verso il partito, riunendole in un solo programma, in una sola organizzazione.

Dunque un mezzo per svolgere una funzione propulsiva nel campo dell’ organizzazione comunista, per andare oltre le realtà che la producono, per mettere di fronte ai propri compiti numerosi compagni, ponendo in primo piano quelle questioni che -corrispondendo alle condizioni ed alle necessità della situazione -spostano il movimento su posizioni più avanzate. Con questi presupposti vogliamo affrontare il problema più scottante del momento: l’ incapacità dei comunisti di compiere passi decisivi verso la costruzione del partito. Una incapacità che perdura nonostante le condizioni obiettive siano favorevoli, nonostante le tradizionali organizzazioni politiche riformiste versino in una crisi profonda e non siano più in grado di risolvere alcun compito che la nuova fase, caratterizzata dall’acutizzazione dello scontro di classe, pone. Noi pensiamo che oggi il problema principale non consiste nella poca chiarezza sugli obiettivi finali. Sta piuttosto nello scarso radicamento tra la classe operaia da parte degli elementi e gruppi comunisti (che per giunta sono divisi fra loro), nell’ assenza di un programma comune, di una piattaforma politica, nelle debolezze politiche e tattiche. Guardiamo alla realtà. Noi abbiamo una ripresa dei movimenti di massa, specie della classe operaia, abbiamo organizzazioni di massa degli operai e degli altri lavoratori sfruttati, alcuni dei quali con una visione socialista spontanea (non scientifica), nel senso che afferrano la necessità che i lavoratori devono dirigere la società. Dall’ altro lato abbiamo il movimento comunista che consiste in una serie di piccoli circoli e gruppi spesso imbevuti di settarismo e di localismo, composti principalmente di intellettuali e lavoratori d’avanguardia non inseriti nelle grandi concentrazioni industriali. Nella situazione attuale movimento operaio e movimento socialista esistono praticamente uno separato dall’altro, uno accanto all’altro. Mentre gli operai lottano e scioperano i comunisti analizzano la società contemporanea e rivendicano il suo superamento rivoluzionario. Si fanno vedere nelle manifestazioni, in qualche iniziativa pubblica, ma quello che propagandano rimane una aspirazione astratta, con scarsa incidenza nella realtà, a causa del distacco esistente fra il socialismo scientifico e la lotta di classe. Se i due movimenti continuano a stare separati l’ uno dall’ altro, se continueremo ad avere la prassi senza la teoria e la teoria senza la prassi, se non riusciremo a legare indissolubilmente il marxismo-leninismo con la vita e la lotta del movimento operaio non avremo mai il partito. Avremo invece un duplice danno per entrambi i termini di questa contraddizione, che si indeboliranno a vicenda. Un danno per il movimento spontaneo che staccandosi dal comunismo non potrà mai diventare un movimento rivoluzionario, ma resterà sempre un movimento di carattere ristretto, economico, senza alcuna capacità trasformatrice della società. In definitiva un appendice dei partiti borghesi e riformisti, come segnalano molti lavoratori avanzati che sentono di “lottare a vuoto”. Un danno per il movimento comunista che senza collegarsi con il movimento operaio, senza penetrare nella classe operaia rimarrà sempre un fenomeno di opinione limitato, debole, tendente al cospirativismo, all’ intellettualismo, senza alcuna possibilità di svilupparsi ulteriormente. Soltanto l’ unione di questi due movimenti può rafforzare entrambi, può fornire una base solida sia all’ uno che all’ altro. Se noi studiamo l’ attività pratica dei nostri maestri, dei grandi capi rivoluzionari, vedremo che il punto fondamentale della loro attività pratica e politica è sempre consistito nel portare la teoria scientifica del socialismo dentro il movimento operaio, nel sostenerne il più stretto legame, ed in una “certa misura” la loro fusione.
E’ solo grazie a questa particolare combinazione che la lotta di classe diventa lotta cosciente per l’ abolizione dello stato di cose presente e si crea la forma suprema di organizzazione di classe: un forte e combattivo partito comunista, il partito indipendente della classe operaia. In caso contrario si tratterebbe di un partito campato in aria, slegato dal movimento operaio, una setta di “testimoni di Lenin”. Chi non comprende questa vitale necessità, chi si tiene in disparte, chi amplia la scissione, chi crea ostacoli ulteriori o si oppone alla relativa fusione con le più larghe masse proletarie (sia sottomettendosi alla teoria della “spontaneità“, sia limitando i compiti al coltivare il proprio orticello, sia trascinandosi alla coda delle masse con l’ economicismo, sia sostituendosi ad esse con azioni provocatorie) non solo dimostra di non aver alcuna fiducia nella classe operaia, ma con la propria posizione retrograda reca un grave pregiudizio alla causa del partito e del socialismo. E poco importa in tal caso se si definisca comunista. Mentre prendiamo nettamente le distanze da queste tendenze arretrate e liquidazioniste dobbiamo chiederci: è possibile fare dei passi in avanti per portare le idee comuniste nella massa del proletariato? Quali proposte di carattere politico-organizzativo dobbiamo lanciare per stringere i legami fra le realtà comuniste delle varie città e svolgere un ruolo più incisivo nel processo di formazione del partito? Come guadagnare alla nostra causa gli operai più avanzati, senza i quali è impossibile conquistare una influenza nelle grandi masse sfruttate?
La capacità dei comunisti non sta nel proclamare teoricamente queste necessità che sorgono da potenti cause obiettive. Sta nel trovare nella pratica la via particolare dell’ unione del movimento comunista con il movimento operaio che in Italia sarà necessariamente diversa, seguirà un percorso specifico ed avrà dei tempi propri rispetto a quella seguita in altri paesi; ciò a causa delle particolari condizioni politiche, delle tradizioni, del grado di sviluppo ideo-politico delle avanguardie e delle masse, ecc. Nelle attuali condizioni pensiamo che -nonostante tutte le difficoltà che abbiamo davanti, nonostante le esitazioni che ancora affliggono diversi compagni -sia possibile, doveroso e necessario iniziare questo processo dando vita ad una organizzazione che prepari la costruzione del partito comunista come partito di tipo bolscevico. Il primo passo in questo senso dovrebbe essere la formazione di una “unione di lotta per il socialismo” sulla base dei principi marxisti-leninisti applicati alle particolari condizioni italiane. Tale movimento politico centralizzato – che si distingue dal partito comunista per il suo legame ancora poco sviluppato con il proletariato, che sorge proprio per consolidare ed estendere tale rapporto organico -avrà essenzialmente due funzioni:
1) sostenere le lotte della classe operaia e delle masse sfruttate, le esplosioni della protesta sociale, collegando la lotta politica rivoluzionaria alle rivendicazioni immediate, cooperando alla loro organizzazione ed al loro sviluppo politico;
2) definire le basi, i prerequisiti ideologici-politici-programmatici-organizzativi del futuro partito ed i passi necessari per raggiungere questo obiettivo, unendo tutte le forze rivoluzionarie disponibili e gli operai più coscienti.
La creazione di un’organizzazione intermedia -che ponga esplicitamente la ricostruzione del partito come suo fine e compito prioritario -servirà a costituire quella massa critica che servirà a dar luogo ad una reazione a catena consistente nel raggruppamento dei circoli comunisti, nella convergenza dei genuini elementi comunisti, nell’ avvicinamento di gruppi di operai rivoluzionari, di lavoratori avanzati che esistono nelle varie città (i quali fin da oggi costituiscono il nostro principale referente). Allo stesso tempo incoraggerà il sorgere di nuovi circoli operai, di gruppi e associazioni comuniste che in seguito troveranno la strada della unità. E’ in questo modo che si passerà dalla propaganda fra pochi circoli ed elementi alla agitazione fra molti sfruttati, creando sulla base di una giusta linea un legame politico con la classe operaia e le grandi masse popolari. Su quale base dar vita a questa formazione? E’ chiaro che se non c’è unità di fondo sui principi ideologici il tentativo di creare una organizzazione unica e autodisciplinata, di pianificare e portare avanti una attività pratica è destinato al fallimento. Ciò è dovuto al fatto che i componenti di un’ organizzazione eclettica -a causa del loro diverso orientamento -non riusciranno a mettersi d’accordo sulle attività ritenute giuste ed appropriate, si procederebbe in ordine sparso e ciò che divide finirebbe per prevalere su ciò che unisce. Per questo siamo contrari ai fronti, alle reti, ai coordinamenti, ecc., che in realtà sono nebulose in cui si mescolano correnti ed organismi che si trovano su giuste posizioni ed altri che sono ostili al socialismo proletario, che lottano contro di esso pur mostrando di trovarsi sul suo terreno generale. I fronti, le reti, ecc. servono più ai secondi che ai primi, e spesso vengono utilizzati strumentalmente allo scopo di evitare l’ isolamento degli opportunisti di destra e di sinistra. Certi “ambiti” in cui ogni realtà mantiene la propria autonomia politica ed organizzativa, in cui ognuno sostiene a modo suo e secondo la sua natura la ricostruzione del partito, sono più vicini allo spirito di Porto Alegre che a quello del bolscevismo. Noi parliamo di unificazione sulla base di una solida ed integrale piattaforma marxista-leninista. Abbiamo bisogno, senza scivolare nel dottrinarismo astratto, di definirci correttamente poggiando sui principi direttivi del socialismo scientifico elaborati da Marx, Engels, Lenin e Stalin. Principi che vanno applicati, approfonditi e sviluppati in modo conforme al mutare della situazione concreta, degli sviluppi sociali, delle particolarità dei diversi paesi. Diversamente da molti elementi che in un modo o nell’ altro respingono aspetti essenziali del marxismo-leninismo oppure pretendono di correggerlo con “superiori” apporti, noi siamo dei comunisti coerenti, nel senso che non ci conciliamo con nessuna dottrina borghese o piccolo-borghese, con nessuna revisione del socialismo scientifico. Non è la concezione del mondo marxista-leninista a dover essere messa in discussione. E’ il nostro contributo ad essa che dobbiamo discutere, la nostra analisi e comprensione in campo storico, economico, filosofico, scientifico, ecc. delle trasformazioni che si sono succedute negli ultimi decenni. Per poter fare dei passi in avanti dobbiamo dunque basarci sulle migliori e più alte esperienze del movimento operaio e comunista internazionale dai tempi di Marx ed Engels; dobbiamo prendere come punto di riferimento indispensabile la teoria e la prassi della III Internazionale, le elaborazioni del Kominform, la lotta contro il moderno revisionismo (adottato ufficialmente nel XX Congresso del PCUS), gli sviluppi prodotti dall’odierno movimento comunista internazionale; dobbiamo saldamente appoggiarci sulle tradizioni comuniste, rivoluzionarie ed antifasciste della classe operaia e delle masse oppresse del nostro paese, che vanno difese e portate avanti. Dove è in questo senso la differenza fra una organizzazione intermedia ed il futuro partito? La differenza sta che nel futuro partito l’ omogeneità ideologica dovrà essere totale, mentre oggi non può essere ancora tale. Ci sono e rimarranno per un certo tempo -ed entro certi limiti -disaccordi non di principio, differenti interpretazioni di alcuni processi storici e fenomeni sociali, punti di vista diversi su alcune questioni tattiche, ecc. Nelle condizioni attuali tutto ciò è naturale e non dobbiamo trarne pretesti per la divisione, che sarebbero -questi sì -manifestazioni di settarismo e dogmatismo. Al contrario, abbiamo il dovere di approfondire e chiarire tali questioni tramite il confronto che deve avvenire mentre procediamo nel lavoro comune tra la classe operaia (dato che non ci limitiamo alle dichiarazioni di principio ma vogliamo metterle in pratica). E’ per questo motivo che insistiamo su alcuni concetti chiave. Primo, per poter lavorare politicamente in modo adeguato alle nostre necessità abbiamo bisogno di applicare fin da subito il principio fondamentale del centralismo democratico (vedi articolo apparso sul numero 7 della nostra rivista). Grazie ad esso sono elaborate, sintetizzate e convertite in un unico orientamento le opinioni e le iniziative che sorgono dai militanti e potremo procedere con una sola volontà di azione, una disciplina comune e con la necessaria vigilanza.
Secondo, una organizzazione comunista deve differenziarsi non solo ideologicamente ma anche politicamente dai gruppi che tali non sono, siano essi di lotta o partiti come “Rifondazione socialdemocratica”. Lo deve fare cominciando ad elaborare un programma generale che partendo dalla situazione e dai problemi reali mostri come possiamo spazzare via la vecchia società basata sullo sfruttamento e costruire una società in cui il potere sia nelle mani della classe operaia e dei suoi alleati. Sulla base dell’ unità sui fondamenti ideologici, del centralismo democratico e di un programma per un’ Italia nuova e socialista non abbiamo alcun timore del “prevalere di una maggioranza” sull’ altra, alcuna preclusione verso l’ espressione di tutte le sfumature di opinione esistenti fra i marxisti-leninisti per dar vita ad una vera discussione e ad un approfondimento delle questioni teoriche e politiche. Questi sono problemi che non esistono dal momento che vogliamo farla finita con le tante strutture che vanno ognuna per proprio conto e dirigerci verso una organizzazione unica, combattiva, tesa alla costante soluzione dei problemi teorici, politici, tattici ed organizzativi, inserita nella pratica sociale. Ciò consentirà anche lo sviluppo di un serrato e costruttivo confronto esterno a partire dai principi e dal programma. Quale dovrà essere uno dei primi passi, se non il primo, di questa organizzazione? Secondo noi dovrà essere la realizzazione di un giornale politico nazionale, che potrà sorgere solo dalla sforzo congiunto dei comunisti e delle organizzazione proletarie più avanzate. Non un foglietto fra i tanti ma un organo capace di svolgere una azione politica degna di questo nome, creando l’ intelaiatura intorno alla quale convergeranno le forze più mature, svolgendo una propaganda ed una agitazione rivoluzionaria senza la quale non potremo avere una funzione dirigente nel movimento operaio ed andare verso il partito. Su tali temi e indicazioni chiamiamo ad un dibattito, al quale invitiamo tutti i sinceri comunisti e rivoluzionari.
Esso servirà ad avanzare nel processo unitario, a tracciare la linea di demarcazione verso le numerose deviazioni revisioniste, socialdemocratiche ed estremiste che affliggono il nostro movimento, a definire alcuni elementi di programma politico, a mettere finalmente all’ ordine del giorno l’ unione dei comunisti e prendere le opportune decisioni. In ogni caso ci riferiremo ai diversi gruppi ed elementi non per quello che dicono di essere, ma per il contenuto effettivo della loro linea e del loro lavoro pratico. Per tornare a “Teoria & Prassi” pensiamo che queste pagine avranno un significato superiore se rifletteranno il superamento della deleteria e spesso ingiustificata frammentazione organizzativa, della reciproca indifferenza che regna fra le diverse realtà comuniste; se di conseguenza esprimeranno la concentrazione delle forze sane, che rappresenta la condizione indispensabile per consentire lo sviluppo di tutta l’ attività che prospettiamo.

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